L’ho letto tutto su un volo Milano-Tokyo. Il sistema di intrattenimento dell’aereo era guasto e stavo cercando di rimanere sveglia il più possibile per non avere problemi ad adattarmi al fuso orario giapponese. L’ho comprato in edicola attirata dalla copertina molto accattivante. È stato un ottimo compagno di viaggio, perché racconta di un viaggio. Il protagonista, Arthur, è rimasto vedovo. Ogni giorno, metodicamente, compie le stesse azioni, da quando si sveglia a quando va a dormire. È il suo modo di attenuare un po’ la mancanza della moglie Miriam. Il giorno del primo anniversario della sua morte però, Arthur decide di riordinare le sue cose, così trova nascosto in uno stivale, un braccialetto con dei ciondoli di cui ignorava l’esistenza. Arthur è sorpreso perché Miriam non indossava gioielli. Su uno dei ciondoli trova inciso un numero di telefono. A questo punto ha inizio il viaggio di Arthur alla ricerca del passato della moglie che lo porta fino in India, a Goa.
“L’uomo che inseguiva i desideri” di Phaedra Patrick
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